Royal Wedding: chi vince?

Wallis Simpson, Diana, Kate o Meghan?

In questi giorni si parla tanto del Royal Wedding tra Harry e Meghan e del look della sposa, che come da tradizione ha attirato l’attenzione dei curiosi di tutto il mondo. Ma quali sono stati gli abiti più belli dei matrimoni reali?

Diciamolo subito: difficile battere una donna come Wallis Simpson, che fece della classe algida la sua leva di seduzione. Quando apparve il 3 giugno 1937, data in cui sposò Edoardo non più VIII (visto che per lei aveva abdicato) rese chiaro al mondo con il suo abito color “Wallis blue” un concetto: la classe è innata. Il suo vestito color grigio pallido tendente al blu, confezionato da Mainbocher, era perfetto, sobrio come si addiceva alle circostanze, molto Belle Epoque, senza scolli, trasparenze, a braccia coperte. Ma bastava il suo viso, non bello eppure affascinante, a dare un brivido.

royal wedding wallis spencer e edoardo VIII

Wallis Simpson e il marito Edoardo VIII

Purtroppo, in termini di stile, non si può dire lo stesso di Diana Spencer, entrata nei nostri cuori ma altresì negli annali delle mise matrimoniale per le maniche a sbuffo che contraddistinsero l’abito di David ed Elizabeth Emanuel, rimasti sconosciuti ai più: taffetas di seta, color avorio, diecimila perle applicate e uno strascico di oltre sette metri erano caratteristiche capaci di rendere il tutto pleonastico, nell’insieme. L’abito le venne cucito addosso perché le variazioni di peso della principessa erano considerevoli: passò da una 46 a un 42 nel giro di poco tempo. Però, oltre alla tiara della famiglia Spencer, Diana indossava orecchini di diamanti meravigliosi e scarpe cucite a mano con le iniziali degli sposi.

abito da sposa diana spencer

Diana Spencer

Palma d’oro, invece, a Kate Middleton, apparsa come una visione dentro il vestito disegnato dalla direttrice creativa di Alexander Mc Queen, Sarah Burton, per la modica cifra di 250.000 sterline. Vestito, aggiungiamo noi, meraviglioso: corsetto vittoriano, vita strettissima, fianchi imbottiti, tessuto in satin e gazar di seta impreziosito con il pizzo lavorato a mano da maestranze (le ricamatrici della Royal School of Needlework di Londra) che si lavavano le mani ogni tre ore. Sul retro, 58 bottoni in gazar e organza e uno strascico di 2,70 metri.

abito da sposa kate middleton

Kate Middleton

Infine, Meghan Markle, che ha scelto la semplicità bianco abbacinante del dress di Givenchy a spalle scoperte, in cady di seta, con velo di 5 metri. A trattenere il velo la tiara Queen Mary, realizzata nel 1932, con al centro un fermaglio del 1839 che apparteneva alla regina Maria, moglie di Giorgio V e nonna di Elisabetta. Al polso, un braccialetto tempestato di diamanti firmato Cartier.
Nell’insieme, Meghan non è riuscita a oscurare Kate. Ma ci è apparsa radiosa nell’abito lungo e scivolato allacciato al collo, by Stella Mc Cartney, indossato dopo la cerimonia. Sempre bianco, naturalmente!

royal wedding meghan e harry

Meghan e Harry

Le regole (poche) da osservare sempre!

Perché anche un matrimonio ha i suoi imperativi

Si chiama codice di comportamento. Ogni evento, occasione, happening ce l’ha. Sarebbe forse inopportuno chiamarlo “galateo”: potremmo definirlo un insieme di regole da osservare affinché tutto si svolga in modo perfetto.

Per prima cosa, parleremo degli ingressi in chiesa. Quello della sposa e quello dello sposo, perché nel clima di agitazione spesso vige l’anarchia più totale! E allora mettiamo i puntini sulle “i”! In primis, l’ingresso della sposa.

La sposa entra solo e unicamente quando tutti (ma proprio tutti) sono già nella chiesa. Testimoni e madre della sposa devono essere le ultime persone a entrare, dopodiché via libera alla protagonista. E non correte mentre solcate la navata, tanto lui non scappa! Incedete piano, dritte, serene.

arrivo sposa

Lo sposo. Tradizione vuole che venga accompagnato all’altare dalla madre prima dell’inizio della cerimonia. Spesso accade che gran parte degli invitati in quel momento sia sul sagrato della chiesa. Il risultato è che negli scatti fotografici la chiesa sembra semivuota! Quindi, qualcuno dovrebbe farsi carico di invitare le persone ad entrare in chiesa prima dello sposo, per poi lasciare qualche minuto all’attesa della sposa.

Altra domanda cruciale: chi toglie il velo, ammesso che ci sia, dal volto della sposa? Il padre o il futuro marito? Risposta corretta: il futuro marito! Affinché non ve lo ritroviate accartocciato sulla testa, chiedete ai vostri testimoni di sistemarvelo opportunamente. Ricordate che il velo deve valorizzare il vestito e la corporatura della sposa. Se l’abito ha maniche lunghe e volume nella parte inferiore del corpo, meglio un velo che si fermi alle spalle. Se invece le spalle sono scoperte e il vestito è lineare, si al velo lungo. Attenzione perché il velo molto lungo si confà di solito a stature piuttosto alte. Se invece avete un cappello con veletta, dovrete tenerlo per tutta la durata della cerimonia.

Le invitate potranno indossare un cappello SOLO se lo indossano anche la madre o la nonna della sposa. Altrimenti no, è un atto di maleducazione. L’abito delle invitate non dovrebbe MAI essere lungo prima delle 18. Si può fare una piccola eccezione al dress code per le cerimonie che prevedono ricevimenti serali. I colori da evitare? Il bianco, ovviamente perché ne ha la titolarità la sposa. Il rosso, troppo vistoso. Il viola, porta sfortuna. Il nero è funereo.

damigelle

Damigelle – Cedit foto: matrimonio.com

Per questi e altri dettagli sul codice vestimentario da cerimonia vi rimandiamo al prossimo post!

Il velo: da dove viene?

Ma soprattutto è la pettinatura che si adatta al velo? O viceversa?

Come diceva Franca Valeri nel celeberrimo “Il segno di Venere”, il velo “fa matrimonio”. Difficile rinunciarvi, perché è parte di una tradizione, di una liturgia…di un sogno. L’immagine di lui che vi scosta il velo dal volto è scolpita nell’immaginario di ogni potenziale, immaginaria o effettiva futura sposa!

Ebbene, è evidente che il velo cambia insieme al costume e alle modalità di portare i capelli. Se tralasciamo i matrimoni regali, o quelli delle celebs con gli occhi di mezzo mondo addosso, possiamo rilassarci e trattare la tematica non come se fosse questione di vita o di morte! Di certo, la modalità di portare il velo cambia a seconda dell’hair style: raccolto voluminoso, raccolto “sciolto”, treccia, capelli lunghi e fluenti.

Il velo può partire da metà nuca, valorizzando uno chignon rigido o morbido, può fare da coronamento al viso accompagnando i capelli sciolti, può svolazzare appeso a due morbidi torchon, può affiorare sotto una coroncina di fiori in pieno capo.

Vi diremo che gli ultimi beauty trend prediligono acconciature decostruite, capelli più informali, dallo spirito libero, non costretti in sagome fisse. Così, almeno, dichiara Salvo Filetti, Hair Designer di Compagnia della Bellezza. I capelli sciolti si prestano a un bel velo ricamato, le pettinature raccolte al velo basso.

Conta moltissimo la statura: una sposa alta si può permettere un lungo strascico, una sposa di statura media o bassa dovrebbe optare preferibilmente per un velo che arrivi massimo al punto vita. Altresì, le maniche e il volume dell’abito hanno la loro importanza: spalle scoperte e velo voluminoso si completano, le maniche lunghe trovano maggior complementarietà in una veletta o in un accessorio più morigerato.

Per chi di voi avesse curiosità di sapere da dove viene la tradizione del velo, due note storiche. I primi a utilizzarlo furono i romani, ma non bianco, anzi rosso, giallo, di color fuoco, infatti aveva il nome di Flammeum e veniva considerato di buon auspicio. In epoca medievale il velo inizia a stratificarsi e viene fermato sul capo con delle perline, portando alla sposa protezione dagli spiriti maligni e dalla negatività. Durante il Rinascimento viene spesso utilizzato nei matrimoni combinati, per celare il viso della sposa al futuro sposo. Con l’Ottocento, il velo si fa bianco, aderendo ai dettami della Chiesa cattolica che lo vuole simbolo di purezza e castità.

Fiori al polso

Et voilà le Corsage

In francese, significa “mazzolino”. Un piccolo bouquet di fiori da legare al polso, come un bracciale. La tradizione del corsage affonda le radici nella notte dei tempi: spesso i fiori venivano utilizzati per tenere lontani gli spiriti maligni. Con il tempo, l’uso di portarli al polso o addosso si è contemperato con le occasioni, le feste, le cerimonie, in senso propiziatorio.

Di solito, il corsage viene realizzato con fiori identici a quelli del bouquet della sposa e viene dato alle damigelle, se ci sono, o alle persone vicine alla futura moglie. Lo si vede spesso nei film americani, durante i balli di fine anno, perché rappresenta una sorta di liturgia celebrativa.

A volte sostituisce addirittura il bouquet, perché è più pratico, ma bisogna abbandonare timori e attaccamenti alla tradizione per osare un bracciale di fiori! In effetti il corsage è estremamente comodo, perché lascia le mani libere alla sposa, ma richiede una prova generale per evitare di trovarsi impacciate e non sapere in che posizione stare!

 

In secondo luogo, il bouquet da polso ha il vantaggio di poter essere realizzato anche autonomamente e con spirito molto creativo. Cosa serve?

Prima di tutto, i fiori “portanti”, quelli che spiccano. Devono essere pronti per aprirsi, in genere si usano cinque o sei boccioli di fiori idonei a reggere una giornata intera, ad esempio rose, orchidee, margherite, gigli, cymbidium.

Poi, vanno scelti i fiori “riempitivo”, ovvero quelli che danno completezza ed evidenziano i colori scelti: la cosiddetta “nebbiolina” (gysophila), le foglie di felce, l’eucalyptus.

Poi, il vero completamento è il bracciale, di solito un nastro ma altresì una polsiera di paillettes, un monile déco che costituisca una base per i fiori. L’unicità del corsage è che lo si può comporre con materiali diversi, ad esempio perle, pietre dure, nastri, tulle. Altresì fiori finti, di carta o seta.

 

Per mettere insieme il tutto servono nastro e filo da fioraio e un buon tutorial che mostri come posizionare i fiori, a che lunghezza tagliare il gambo, come annodare in maniera armoniosa. A proposito di originalità…vi proponiamo anche la borsetta di fiori. Ne parleremo nelle prossime puntate!

La boutonnière

Quando un fiore parla di te

È il mio fiore all’occhiello. Espressione che indica eccellenza, qualcosa di cui andare fieri. Qualcosa che salta subito all’occhio per valore e poesia. Nel lessico imperituro del bon ton, il fiore all’occhiello si chiama boutonnière. Un elemento floreale da inserire nel rever sinistro della giacca, definito altresì in gergo “bouquet dello sposo” che, teoricamente, dovrebbe seguire lo stesso stile ed essere in assonanza cromatica con quello della sposa.

Tracciare l’origine di questa usanza è difficile. C’è chi dice che fu il principe Alberto di Sassonia Coburgo, in occasione del suo matrimonio con la regina Vittoria, a intagliare una piccola asola nel risvolto della sua giacca con un coltello sfilato dalla tasca per infilarvi un fiore; e da quel momento pare avesse ordinato un occhiello in tutte le sue giacche al fine di inserirvi un elemento floreale. C’è chi dice che negli anni delle guerre civili inglesi le due fazioni opposte utilizzassero fiori di colori diversi per distinguere i nemici, troppo simili alle truppe amiche perché parlavano lo stesso idioma e venivano dalle stesse zone. Il boom delle boutonnières risale però al diciannovesimo secolo, quando gli uomini hanno iniziato ad indossarli sul bavero delle proprie giacche come vezzo.

 

La boutonnière è un accessorio di stile. E, come tale, segue lo stile del matrimonio. Se è bucolico, saranno concessi fiori di campo e girasoli, o rose selvatiche; altresì andranno benissimo margherite, piccole spighe di grano o sottili rami di lavanda, a enfatizzare la purezza della natura. A legare il tutto potrebbe essere un filo di canapa rustica, essenziale eppure completa. Per creare un fil rouge con le nuance pastello del bouquet della sposa sono perfetti i mughetti, oppure le peonie.

Naturalmente, non si esula dalla regola che vuole la rosa rossa come simbolo di amore e passione; in alternativa, sulle gradazioni del rosso e del viola, meno impegnative, sono le bacche, arricchite da fogliame composto ad arte.

I più eccentrici potranno comporre boutonnières creative, tracciate con carta di giornali, fogli musicali, elementi poetici in cellulosa.

Gli abiti di alta sartoria, sotto il bavero, hanno un piccolo passante realizzato con del filo, in cui si può inserire il gambo del fiore in modo che resti saldo. Se mancasse, una spilla da balia appuntata leggermente svolgerà la stessa funzione.

Anche in questo contesto vigono delle regole. La boutonnière dello sposo dovrebbe essere diversa da quella di tutti gli altri uomini presenti alla cerimonia, testimoni compresi. Però, tutti gli uomini vicini allo sposo dovrebbero indossare boutonnières, seppur diverse, al pari dei genitori degli sposi e dei paggi che portano le fedi (se sono previsti) oltre ai parenti stretti degli sposi. E per nessuna ragione “il fiore all’occhiello” deve stonare con il bouquet della sposa!

Make up della sposa: iniziamo dalle labbra!

Ecco il trucco perfetto per il giorno del sì

(secondo Cleo)

Chi, meglio della super blogger Cleo, può darci gli ultimi trend in materia di trucco e make up? Sposa fa rima con radiosa e le labbra devono essere eteree, ben tracciate ma naturali. Perfette per interpretare uno dei tormentoni del 2018, la nuance “nude”, ovvero color pelle. I veri esperti sanno come valorizzarlo, con ombre strategiche e tocchi di luce inseriti ad arte.

Per prima cosa, il rossetto nude può essere steso semplicemente o con l’aiuto di una matita che enfatizzi il contorno delle labbra grazie a una tonalità leggermente più scura (mi raccomando evitate il rigone evidente stile anni Novanta che ha messo Jade Albany alla prima di Inside Out, letteralmente micidiale!).

Il “rigone” antiestetico di Jade Albany – Credits blog.cliomakeup.com

Nel caso di una stesura semplice, il colore classico viene valorizzato da dettagli come una punta di un ombretto rosato shimmer al centro del labbro superiore!

Nel secondo, invece, si può fare un delicatissimo contouring, a patto che la matita sia appena più scura del rossetto, da sfumare poi verso il centro delle labbra in modo che appaiano più voluminose e definite.

Contourning – Credits blog.cliomakeup.com

Se volete essere spose esteticamente à la page vi diremo che le ultime tendenze prediligono rossetti dalle superfici glossy, quindi lucide, piuttosto che matt (opachi). Da evitare assolutamente i metallizzati, a un matrimonio sono fuori luogo.

Chi volesse uscire dal perimetro del nude e osare colori forti, il fucsia è molto bello su chi ha un sottotono freddo di pelle o chi desidera sbiancare otticamente i denti. Il rosso vivo? È consentito se l’abito è più austero o bamboleggiante perché su un vestito fasciante l’insieme risulterebbe eccessivo.

Rossetto rosso vivo – Credits blog.cliomakeup.com

Inoltre, se l’attenzione è sulla bocca gli occhi devono essere puliti, appena tracciati.

Come si riconosce il sottotono della pelle? Proviamo a darvi qualche indizio per scoprirlo. Se vi sta meglio l’oro piuttosto che l’argento, le vene del polso tendono al verde e avete la pelle scura e gli occhi verdi o nocciola è facile che abbiate un sottotono giallo/caldo. Se viceversa le vene del polso tendono al blu, vi sta meglio l’argento, se tendete a scottarvi quando vi abbronzate e avete pelle chiara e occhi chiari o neri, il vostro sottotono è probabilmente rosa/freddo. Infine, il sottotono è neutro quando non c’è prevalenza di rosa né di giallo. Perciò, non bisogna acquistare fondotinta che virano troppo al giallo o al rosa.

Amiche per la pelle

Le sostanze naturali per essere radiosa il giorno del sì!

La felicità rende luminosi ma spesso non basta per arrivare perfette il giorno fatidico! Perché lo stress preparatorio, l’organizzazione, l’ansia che tutto fili liscio, l’emozione, giocano brutti scherzi al nostro incarnato. Di certo, saper mantenere un atteggiamento interiore sereno ha un riflesso sulla bellezza esteriore. Dormire, bere molto, rispettare i ritmi del nostro corpo ci porterà in bellezza alla data del matrimonio. E su questo vi daremo adeguati approfondimenti!

Oggi vorremmo parlarvi di un’operazione più semplice, ma imprescindibile per arrivare all’altare con una pelle luminosa, nutrita, idratata: lo scrub. La pulizia finalizzata alla rimozione delle cellule morte: un trattamento che rimuove gli strati superficiali dell’epidermide e serve per liberare la pelle, farla respirare, ma non solo. Favorisce il turnover cellulare e aiuta l’epidermide a rinnovare i tessuti, oltre a preparala a ricevere meglio creme e sostanze idratanti e nutritive.

Ci parlano spesso di peeling chimici, senza dubbio molto efficaci, a base di acido glicolico, lattico o salicilico. Esistono però rimedi naturali capaci di portare grande beneficio alla nostra pelle, preparando la base al make up che contribuirà a rendere indimenticabile il nostro giorno più importante. Ve ne proponiamo due.

Il primo utilizza latte intero (250 ml), calendula essiccata (20 gr) e petali di rosa (20 gr). Si versano gli ingredienti in una ciotola e si lascia in frigo per 24 ore. Poi, si applica il trattamento sulla pelle detersa, compresi collo e décolleté da non dimenticare mai! Si lascia agire per mezz’ora e si rimuove, ripetendo l’operazione ogni settimana.

Un secondo trattamento è a base di yogurt bianco (60 grammi), petali di rosa (20 gr) e olio di jojoba (20 gr). Su quest’ultimo spendiamo due parole: si tratta di una cera liquida a temperatura ambiente, prodotta dai semi della jojoba ed è chimicamente simile alle componenti cerose del sebo umano. Ricco di vitamina A, B1, B2, B6, E, idrata e risana la pelle, rendendola elastica e liscia. Per cui il nostro scrub contenente jojoba sarà particolarmente indicato per le pelli secche. Anche qui, si versa lo yogurt in una scodella, si aggiungono i petali di rosa e l’olio di jojoba e di mescola lasciando il composto in frigo per 3 ore. Poi, la solita mezz’ora di applicazione, con risciacquo. Fatelo ogni settimana e i risultati saranno visibili a occhio nudo!

La vostra pelle sarà pronta come una magnifica tela su cui tracciare il disegno di una giornata perfetta.

Harry e Meghan dicono no ai regali a favore della charity!

E decidono di sostenere associazioni benefiche

Non vorremmo azzardare di aver preceduto la famiglia reale inglese ma…è sorprendente, dopo aver deciso di destinare parte delle nostre vendite a tre Onlus del territorio ferrarese, leggere della decisione del principe Harry di abdicare ai tradizionali regali scegliendo la via della charity!

La coppia, a pochi giorni dalle nozze, ha deciso di sostenere alcune associazioni benefiche invece di destinare una cospicua somma di denaro a regali tradizionali. Sette associazioni, per la precisione e scelte personalmente da entrambi.

Ci sentiamo particolarmente in linea, noi di Le Mariage! Perché pensiamo che la bellezza di un giorno unico nella vita sia amplificata da un gesto di cuore. In fondo il matrimonio è una promessa d’amore e…l’amore non ha confini.

E infatti, fra le associazioni sostenute da Harry e Meghan c’è Crisis, principale ente benefico britannico per i senzatetto (forse la scelta è legata alla decisione presa dalle istituzioni di sgomberare dai senzatetto l’area in cui si terrà il matrimonio il 19 maggio). Inoltre, nella lista compaiono Myna Mahila, una fondazione che aiuta le donne negli slum di Mumbai, visitata durante il recente viaggio di Meghan in India; gli Streetgames, un’associazione sportiva per i giovani dei quartieri disagiati, e due enti per la salvaguardia dell’ambiente, Surfers against sewage, che si batte contro l’inquinamento causato dalla plastica nei mari, e The Wilderness Foundation Uk. Infine, due enti per l’infanzia: Chiva, dedicata ai bambini che hanno contratto il virus dell’Hiv, e Scotty’s Little Soldiers per gli orfani dei militari.

Il tuo meraviglioso abito da sposa…può fare felici altre persone!

Il progetto ha un nome evocativo. Si chiama Charity Bride. Ovvero, la sposa che nel giorno del suo fulgore porta un po’ di felicità a chi è meno fortunato, afflitto da un problema di salute, da uno stato di malessere sociale.

Qualche giorno fa Le Mariage ha annunciato che per quattro mesi, a partire da inizio aprile, la percentuale di ogni abito venduto sarebbe confluita in un “salvadanaio” per tre associazioni importanti sul territorio ferrarese. Associazione Giulia, attiva verso i bimbi malati di tumore e le loro famiglie; Dalla Terra alla Luna, che assiste i malati di autismo e favorisce il loro inserimento sociale; Andos, creata a supporto delle donne operate al seno.

Ora, è scattato il conto alla rovescia: da adesso fino fine luglio 2018 l’atelier di Susanna Fergnani e Monia Pozzati metterà da parte un piccolo, virtuoso tesoretto da consegnare formalmente ai presidenti delle associazioni sopra citate. “Un gesto di cui siamo particolarmente felici –commentano le due imprenditrici – noi per mestiere affianchiamo le persone in momenti di massima gioia ed è un atto umano pensare, proprio in quei frangenti, a chi attraversa sentieri della vita meno fortunati, più bui”.

Le spose potranno quindi scegliere fra le centinaia di modelli presenti in atelier, sfiorando tulle principeschi, veli effetto tattoo, pizzi soavi, gamme cromatiche che intercettano ogni tipo di bianco dall’avorio al burro, al gesso, per virare su crema e sconfinare anche nel territori dei verdi, dei blu profondi, dei rossi cardinale e sinanche dei neri. Qualunque sia l’abito prescelto, una piccola percentuale del suo costo andrà a favore di queste tre istituzioni votate da anni al conforto, alla cura e al benessere psichico dei loro assistiti.

Seguiremo Charity Bride passo per passo e vi terremo aggiornati sugli sviluppi! Un primato di generosità, che da Ferrara potrebbe estendersi ad altri ambiti.

Riti dal mondo

In Giappone niente gelosia, in Danimarca scambio di vestiti, in Grecia zucchero nei guanti…stravaganze dal pianeta!

Tirarsi il riso, lanciare il bouquet, mettere cinque confetti nella bomboniera: vi siete mai chiesti cosa sta alla base della “liturgia” preparatoria di un matrimonio? In genere è un misto fra credenze popolari, superstizione e costume.

Un esempio su tutti, il riso: pare che la matrice sia una leggenda cinese, molto antica. Essa narra di un genio buono che, vedendo i contadini afflitti dalla carestia, si impietosi tanto da strapparsi i denti e lanciarli in una palude, dalla quale nacquero molte piantine i cui frutti ricordavano il biancore dei denti una volta tolta la buccia. Ecco perché da allora il riso ha il significato di abbondanza.

Lancio del riso. Foto by bustle.com

Al pari di questo, in tutte le latitudini esistono usanze portate avanti per consuetudine: qualcuna vale la pena raccontarla!

Bellissima, quella del rituale Indu, che esige due codici comportamentali: uno è il vestito da sposa colorato di rosso, simbolo di fertilità e prosperità per gli sposi. Ma la vera sfida arriva dipingendo le mani alla sposa con l’henné: disegni che sono vere e proprie opere d’arte in cui spesso viene nascosta l’iniziale del futuro marito. Ebbene se lui riesce a trovarla, avrà in mano le redini della famiglia, altrimenti sarà succube della moglie!

I musulmani invece, udite udite…danno grande importanza alla figura della suocera! Una persona che ha il compito di portare alla sposa un vassoio con delle chiavi per darle il benvenuto in famiglia, con del pane e del latte per augurare abbondanza.

“Che a partire da questo momento l’unica cosa che si rompa sia questo bicchiere”. Ecco le parole che pronuncia lo sposo nel rituale ebraico, al fine di cacciare via ostacoli presenti e futuri. Altra impresa per i due sposi è riuscire a baciarsi a cavalcioni delle spalle dei convitati, fra musica e balli: se ce la faranno, riusciranno a superare con successo le avversità della vita.

Matrimonio ebraico. Foto by www.themodernjewishwedding.com

I Greci sono più lievi: mettono una zolletta zucchero nel guanto della sposa, affinché resti (o diventi) dolce e simpatica.

Nei paesi anglosassoni non ci si sposa di sabato!

In Marocco la sposa si purifica con un bagno di latte (e perché lo sposo no, ci domandiamo noi?)

Strana (ma strana forte) l’usanza svedese: lo sposo evita di lasciare la sala per andare alla toilette, perché gli invitati potrebbero approfittarne e baciare la sua metà.

In Finlandia, la sposa, accompagnata da un uomo maturo, si reca di casa in casa a prendere i suoi doni.

In Danimarca, vige lo scambio di vestiti! Ma non è che lo sposo si metta il lungo abito bianco e la sposa giacca e pantaloni, niente di tutto ciò. Si tratta di vestiti tradizionali, che ci si scambia per confondere gli spiriti maligni!

Infine, in Giappone la sposa porta in capo un panno bianco come promessa: non sarà mai gelosa del marito.

Matrimonio giaponese. Foto by The Japanese Shop